domenica 13 marzo 2011

LA STORIA DELL'AFRICA CONTINUA

Perché ci sono tanti
idioti nel mondo



Tanto tempo fa c’erano pochissimi idioti nel mondo rispetto a oggi. Quando se ne trovava uno da qualche parte, subito era cacciato via dal villaggio. Oggi, invece, bisognerebbe cacciare via la metà del villaggio e ancora ciò non basterebbe. Ma come si spiega che ci sono in giro tanti idioti? Ecco come sono andate le cose…
Un giorno. tre idioti che erano stati cacciati via da un villaggio per colpa dei loro pettegolezzi, si ritrovarono ad un crocevia e dissero: «Forse arriveremo a qualche cosa di utile se riuniremo l’intelligenza di tre teste stupide». E proseguirono il loro cammino insieme: dopo un certo tempo, arrivarono davanti a una capanna dalla quale uscì un vecchio uomo che disse loro: «Dove andate?». Gli idioti alzarono le spalle e risposero: «Dove ci porteranno le nostre gambe. Ci hanno cacciato via dal nostro villaggio per le nostre imbecillità». Il vecchio rispose: «Allora entrate. Vi metterò alla prova». Questo vecchio aveva tre figlie anche loro imbecilli e si dimostrò comprensivo. L’indomani, chiese al primo idiota: «Tu, vai alla pesca!»
E al secondo:
«Vai nel bosco e porta un masso legato con treccine di corde!»
Poi al terzo:
«E tu portami delle noci di cocco!»
Gli idioti presero un recipiente ciascuno, un’ascia e un bastone e si misero in strada. Il primo si fermò vicino al mare e si mise a pescare. Quando il suo recipiente fu pieno, ebbe di colpo sete; ributtò tutto il pesce in acqua e tornò a casa a bere. Il vecchio gli domandò: «Dove sono i pesci?». Egli rispose: «Li ho rimessi nell’acqua. Mi ha preso la sete e sono ritornato veloce a casa per bere. Il vecchio si arrabbiò: «E non potevi bere al mare?» gli chiese. L’idiota rispose: «Non ci ho pensato…»
Durante questo tempo, il secondo idiota che era stato nel bosco, ma si preparava a ritornare a casa; si era reso conto che non aveva corda per legare i massi. Correva a casa appunto per cercarne una. Il vecchio si arrabbiò di nuovo: «Perché non hai legato il tuo masso con una delle corde?». Egli rispose: «Non ci ho pensato…».
Il terzo idiota montò sulla palma da cocco, mostrò alle noci dl cocco il suo bastone e  disse: «Tu devi buttare a terra queste noci di cocco, hai capito?» Scese e cominciò a lanciare il bastone sul cocco. Ma non fece cadere nessuna noce. Anche lui ritornò a casa a mani vuote. 
E una volta ancora il vecchia si arrabbiò: «Poiché tu eri sul cocco, perché non hai colto il frutto con le mani?». Egli rispose: «Non ci ho pensato…».
Il vecchio seppe che non avrebbe combinato niente di buono con quei tre scemi. 
Gli diede in moglie le sue tre figlie e li cacciò via tutti quanti.
Gli idioti e le loro mogli costruirono una capanna e vi vissero bene e male. 
Ebbero figli tanto stupidi quanto erano loro, le capanne si moltiplicarono e gli idioti si  disseminarono in tutto il mondo.


                                                                                amici di Bedanda

mercoledì 2 marzo 2011

.............RACCONTI DALLA GUINEA BISSAU

GUINEA BISSAU - venerdì 21 gennaio 2011
 
Serata sulla GUINEA BISSAU
                                           
Responsabile di un’azienda agricola che coltiva circa duecento ettari di terra. Un lavoro in apparenza come tanti altri quello di Diego Mamasamba Baldè, tra i protagonisti assoluti della serata di promozione umana e sociale in programma il prossimo 21 gennaio, con inizio alle ore 20.30, presso il nuovo centro culturale (ex Municipio) di Zevio.
“Ma la mia storia, come le altre che verranno raccontate, vale la pena di ascoltarla”, assicura lui, giovane ragazzotto africano di trentatré anni dallo sguardo già profondo e maturo.
E c’è da crederci. Il tema dell’incontro tratta, infatti, il filo diretto di aiuto che corre tra Zevio e la Guinea Bissau, stato dell’Africa occidentale e continentale ancor oggi nella lista dei venti paesi più poveri al mondo. Un rapporto di solidarietà nato nel 2007 grazie al gemellaggio con Bafatà e sostenuto attraverso i contributi che la cittadinanza offre mensilmente per la realizzazione di case per i  missionari, come Padre Luca e Padre Lucio che da sei anni vivono là, e per aiuti concreti alla popolazione autoctona.
“E la presenza di Diego in Italia, arrivato per cure mediche, offre una possibilità unica, a tutti coloro che sono interessati, per rendersi conto dell’utilità dei finanziamenti alle missioni e per capire l’immensa necessità strutturale”, spiega Gianni Longo della Pro Loco, che assieme alla presidente Alessandra Morini, ha promosso l’iniziativa. Ed è lo stesso Longo ad entrare nei dettagli, in quanto elettricista volontario in varie missioni. “Il progetto si è in effetti espanso”, ci rivela, “grazie all’associazione Rete Guinea Bissau, nata dieci anni fa dal compianto Vescovo Settimio Ferrazzetta, che mi ha contattato per installare un impianto fotovoltaico alla fabbrica di anacardi e per la coltivazione di cajù di Diego, così da renderla autonoma senza eccessive spese di gasolio”.
Anacardi? “Anacardi, certo”, riprende la voce Mamasamba, sposato e padre di tre figli, “un prodotto che riusciamo a esportare verso l’Italia, anche per merito di cooperative di consumo come La Tabanka (in italiano, il villaggio, n.d.r.) di San Martino Buon Albergo”.
La sua, ora lo si può dire, è un’azienda speciale. “Per molti motivi è importante ricordarla”, asserisce Sergio Dal Medico, promotore per il sostegno alla Guinea Bissau e a San Francisco della Foresta, dove si trova la ditta, “in primo luogo dà lavoro fisso a cinquanta persone e a duecento stagionali nel periodo della raccolta e, soprattutto, è il risultato evidente dell’opera di uni missionario importante come Vittorio Bicego, scomparso già nel 1998”.
Di Vittorio Bicego si parlerà durante la serata informativa, con la proiezione di un filmato aggiunto ad alcune testimonianze. Originario di Valdagno, si è dedicato, per diciannove anni e fino alla sua prematura morte, allo sviluppo di diverse missioni su tutto il territorio guineiano.
Insignito nel 1982 con il Premio alla Bontà dal Comune di Valdagno,è considerato da Diego Mamasamba Baldè più di un padre, in quanto lo “adottò” quando quest’ultimo era un bambino abbandonato e senza futuro certo.
“Mi ha fatto diventare un uomo”, ricorda Diego nelle pagine del libro “Lettere dall’Africa”, che raccoglie i racconti del missionario, “e oggi, dopo molto tempo, tantissime persone delle tabanke parlano di lui con le lacrime agli occhi”. Una lunga catena di aiuti, onorata e approfondita nell’evento del ventuno gennaio prossimo, attraverso la storia e l’esposizione di prodotti tipici, con tutti gli zeviani invitati a presenziare.
Perché insieme si può. O, per dirlo in lingua locale, djitu ten. ...................Francesco Salvoro 

                                                    amici di Bedanda